Opere e Tarantelle

 

 

Opere e Tarantelle

‘Dopo tanti anni dall’abbandono dello stabile, in cui visse il compositore tarantino Giovanni Paisiello, sembra sia iniziata una politica comunale di recupero dello stesso, denominato ‘Casa Paisiello’. Un progetto cofinanziato dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto con un importo di 800mila euro …’

Questo scrivevamo ben tre anni fa!

La realizzazione del progetto (casa-museo e caffetteria) era prevista in 270 giorni, iniziando dal 12 novembre 2020, non sappiamo con che tipo d’intervallo!? … forse i 270 giorni sono distribuiti sull’arco di dieci anni? … non siamo tenuti a saperlo, in quanto comunicazioni alla città a riguardo non ne esistono. I cartelli tecnici riportano le stesse informazioni di tre anni fa e i lavori sono a singhiozzo e quasi bisogna essere fortunati per vedere il cantiere all’opera!

Intanto, negli ultimi decenni, da Urban e Urban II, passando per le varie speculazioni seguite negli anni, fino al ‘progetto case a 1 euro’ e alla ‘Semina della rinascita’, continuiamo a essere spettatori di un costante impoverimento del patrimonio sociale. Nel centro storico, a fronte di una popolazione resistente che tramanda con difficoltà le sue usanze, conoscenze e storie, stiamo subendo un’omologazione sociale a scapito di una cultura popolare che caratterizzava il centro storico, una continua speculazione sul patrimonio pubblico e culturale e il continuo tentativo di trasformare il centro storico, un tempo vero cuore pulsante della città, in una vetrina per turisti o in un salotto per ricchi.

Gli esempi delle politiche di recupero del recente passato, riqualificazione o qualsivoglia rigenerazione dei centri storici ci restituiscono l’immagine di centri omologati, nei quali non è prevista la povertà, la diversità, dove vige una sorta di ‘legalità’. Una società che si ‘rispetti’ non deve mostrare le sue miserie, viene da sé che il decoro sia imposto con il controllo, la repressione e l’emarginazione. La lotta all’abusivismo e all’accattonaggio è solo l’inizio di una scelta politica che punta ad attrarre investimenti sul territorio, senza tener conto del fattore umano e sociale. A livello nazionale poi, i Decreti Sicurezza (Minniti, Salvini, Renzi, La Morgese) hanno reso più precarie e più condannabili grosse fasce sociali che vivono al livello di sopravvivenza, per le quali un lavoro in nero o l’occupazione di una casa costituiscono una necessità vitale.

‘Legalità’ e ‘Sicurezza’, in un contesto di fermento culturale o turistico, significano sorveglianza in presenza o tramite dispositivi, in difesa, non tanto della quiete pubblica, quanto della proprietà privata. L’insistente richiesta di ‘Sicurezza’ permette a strati sociali più agiati di poter vivere un centro storico ‘decoroso e sicuro’. Questo in sintesi porta ad una graduale e sostanziale sostituzione della popolazione con relativo bagaglio socio-culturale. Ciò vuol dire Gentrificazione.

E’ il primo passo per permettere a un centro storico di accogliere i/le turist*. Quando la volontà politica, gli investimenti e il marketing funzionano, un luogo, fino a ieri relegato all’indifferenza, conosce il fenomeno del turismo col rischio di bruciarsi in breve tempo se non è pronto e preparato ad accogliere il/la turist*, oppure, se non è un turismo sostenibile, rischia di sfociare in un turismo di massa, in cui la macchina turistica, una volta azionata, modifica il tessuto socio-economico e aspetto ambientale in maniera importante, lasciandoci vuoti e asettici souvenir.

Questo processo è indicato col termine Turistificazione.

Poi, in uno scenario di inefficacia delle le politiche culturali, che lasciano in abbandono e inattività il ricco patrimonio storico della città tutta, in uno scenario di inefficacia sociale delle politiche abitative comunali, in cui si sceglie di deresponsabilizzarsi, cedendo le residenze popolari alle banche con le conseguenti aste e sfratti, in cui si sceglie di fare promozioni farlocche al pubblico e al privato senza grandi risultati; in uno scenario in cui predomina l’assenza di una reale politica sociale che parli ai quartieri, alle loro esigenze e l’assenza di risposte alla disoccupazione dilaniante e alla destrutturazione della sanità e scuola pubblica, è davvero imbarazzante l’attenzione e la cura che le istituzioni riservano al turismo, all’industria e al business in generale, il quale resta in poche tasche e non ritorna a migliorare i servizi e i beni pubblici.

Noi immaginiamo invece una città e un centro storico capaci, nel proprio rispetto, di attrarre per il proprio patrimonio artistico e per la propria bellezza, senza cancellare l’aspetto popolare che caratterizza tutti i quartieri della città. Bellezza e potenzialità che l’impianto siderurgico, i vari impianti industriali e portuali e la marina militare hanno da sempre offuscato e soffocato.

Noi restiamo fermi sull’idea che costruire Autorganizzazione nei quartieri debba essere la risposta naturale alla carenze e alle assenze delle amministrazioni ed essere una proposta di cambiamento radicale.

L’Autorganizzazione ha pratiche orizzontali, dal basso, che sussistono sulla condivisione e il confronto per creare una comunità autodeterminata, che superi la delega e la figura del leader, che sposi metodi e pratiche egualitarie e solidali, che sia capace di riappropriarsi dei propri spazi vitali.

Giovanni Paisiello è un esempio di genialità artistica locale, conosciuta in tutto il mondo. Non condividiamo assolutamente le mistificazioni, ma vogliamo, con questo intervento, fare riferimento alle tante genialità, potenzialità, di ogni tipo, che oggi sono in affanno o alle tante altre che sono state e sono costrette a migrare lontano, in quanto da decenni questa città è stata sacrificata sotto l’altare della ‘vocazione’ industriale e militare.

L’opera de ‘Il barbiere di Siviglia’,composta da Paisiello, è nota grazie al successo di Gioacchino Rossini, prima di allora era rimasta pressoché in ombra. Taranto continua ad essere una città in ombra. Avremo pur una possibilità di vivere di altro che non sia ancora speculazione, acciaio e polvere? O qui la musica non cambia?