Autoproduzioni dal Laboratorio di Autocoscienza sul Maschile

  1. n.2 Giambruno e le tossicità sul lavoro

Lo scherzo è bello quando ridiamo tutt*

La mascolinità tossica di una società patriarcale si riflette senza pudore nella ilarità della quotidianità. Questo cultura porta, per esempio, il Giambruno di turno a pensare che le sue avances, in tv o fuori, possano essere facilmente raccontate o interpretate come semplici battute scherzose in caso di criticità.

L’assurdità della situazione porta, oltre larghe fasce di popolazione, alcuni giornalisti a ridimensionare la gravità dei fatti di Giambruno raccontando che nei dietro le quinte, negli studi delle radio e delle televisioni e altrove si dicono cose ben peggiori senza alcun problema.

 

 

Il ricatto

I narratori sottovalutano, ignorano (o fingono di farlo) che le avances fatte in un luogo di lavoro comportano reazioni e azioni emotive varie e quasi sempre sono coloro che occupano le posizioni più basse a subirle, spesso per paura di perdere il lavoro. Ora immaginiamo Giambruno abbia consuetudinalmente tali atteggiamenti e cerchiamo di immaginare quante donne, tra le sue colleghe e assistenti, possano ritrovarsi in situazioni di imbarazzo, di soggezione, di panico, paura, ricatto e violenza sul proprio posto di lavoro.

Riconoscere tali radicamenti culturali non è sempre semplice, ma non è neanche così impossibile. Se fossimo consapevoli che ricattare una persona sul posto di lavoro, sfruttando la propria posizione di potere anche solo con atteggiamenti allusivi o ambigui, è aberrante, allora difficilmente troveremmo dell’ironia nei fatti di Giambruno.

  1. Verso un’ecologia delle relazioni

Impegnarsi a riconoscere tali atteggiamenti di ambiguità e predominanza e intervenire (per quanto possibile) quando si perpetuano, accrescere la propria coscienza in tal senso, iniziando ad evitare l’utilizzo di termini patriarcali, col proposito di teorizzare e praticare una ecologia delle relazioni, sarebbe già un passo verso l’eliminazione di quelle zone grigie dove prolifica l’avidità e l’abuso dei poteri.

Questo lavoro è parte del laboratorio di autocoscienza sul maschile lanciato mesi fa dal Comitato Città Vecchia di Taranto, potrete partecipare sia commentando i vari post, che partecipando di persona il mercoledì alle 18.00 ai nostri laboratori.

 

 

 

 

 

 

 

Autoproduzioni dal laboratorio sul maschile

premessa

Da oggi realizzeremo una serie di post che affronteranno in maniera partecipata alcuni fatti di cronaca che riguardano episodi di violenza di genere, di prevaricazione sociale, di bullismo e di dominio in genere. Inviteremo tutte quelle realtà politiche e associative che riteniamo sensibili a tali tematiche al fine di realizzare una presa di coscienza sull’ecologia delle relazioni. Questo lavoro è parte del laboratorio di autocoscienza sul maschile lanciato mesi fa dal comitato città vecchia Taranto, potrete partecipare sia commentando i vari post, che compilando un questionario anonimo che potrete richiedere che partecipando di persona il mercoledì alle 18 ai nostri laboratori.

L’elenco numerato è stato concepito per dare la possibilità a chiunque di commentare anche il singolo paragrafo senza per forza commentare l’intero documento

 

Un’emergenza culturale

E’ scontato dire che gli avvenimenti di Palermo e Caivano sono atti brutali e riprovevoli.

Purtroppo non sono certo rari e spesso nascosti, per anni, decenni, nelle camerette, nelle cucine delle nostre case, nei luoghi di lavoro, nelle strade, ecc. Gli atti violenti machisti, sessisti e omotransfobici vengono da molto lontano, siamo intrisi di una cultura patriarcale radicata da migliaia di anni.

La predominazione e il dominio di un corpo su un altro sono fattori determinanti in queste storie, ma non bastano per capire come si può arrivare a tale brutalità.

La violenza esiste da sempre, certo! Ma quanto, negli avvenimenti attuali, l’istinto sessuale è la causa scatenante di tale violenza?

 

  1. la cultura dominante capitalista impone un modello di individuo vincente, senza emozioni, senza empatia e prevaricatore.
  2. Il bisogno di approvazione sociale è sostituito con l’approvazione virtuale dell’immagine che si vuole dare di se stessi.
  3. La cultura mediatica poi fornice spunti e mezzi perché ogni accadimento possa essere spettacolarizzato, giudicato, condannato o esaltato.
  4. I vari media e social media, i mezzi di comunicazione ufficiali e non, persino alcune fiction incoraggiano forme deviate di caratteristiche soprattutto maschili quali narcisismo, violenza fisica, possesso e dominio.
  5. Oltre il proprio ego non c’è nulla o quasi, il prossimo esiste solo quando garantisce l’ennesimo ‘I Like’.
  6. Click su click cresce l’ego e la necessità spasmodica di soddisfarlo, di affermarsi e farsi riconoscere.
  7. assistiamo ad una sorta di trionfo dell’ignoranza e della violenza ad una deriva sociale che è anche il risultato dell’incapacità del sistema di formazione italiano di innalzare il livello culturale permettendo di essere consapevoli delle proprie tossicità (in senso lato dai videogiochi agli abusi sia fisici che di sostanze).
  8. Da dove nasce culturalmente questa degenerazione? Sicuramente anche dal boom economico dal benessere degli anni 80, dalla spregiudicatezza delle tv private, dal modello bunga bunga, dalla mercificazione dei corpi.
  9. La società in cui viviamo è chiaramente ormai permeata di un individualismo che sfocia in un atteggiamento dove predomina la difesa esclusiva della propria libertà a scapito di chi ci sta affianco.
  10. Ma l’essere umano non è un’isola e quando diventa ‘branco’ si sviluppano altre dinamiche differenti e imprevedibili: la voglia di strafare, di far parlare di sè il tentare di emergere nel gruppo come unico e impareggiabile. Senza un substrato culturale machista, sessista e omotransfobico alcune devianze intollerabili probabilmente non sarebbero neanche cronaca.
  11. Lo stupro in questo contesto non è più quindi legato all’aspetto sessuale, ma diventa un mezzo che oltre a prevaricare e oggettivizzare i corpi è capace di accrescere l’ego deformato dai social, diventa narrativa da condividere in chat per gonfiare e affermare l’immagine di chi lo compie al di sopra di una platea di affini, non curanti e assolutamente non coscienti delle conseguenze dei loro atti.
  12. In un branco ci sono sicuramente un capobranco, figure dominanti e figure subordinate. In un branco di adolescenti nessuno vuole essere da meno e rispetta le decisioni prese o aderisce agli avvenimenti senza sottrarsi, per poi deresponsabilizzarsi automaticamente perché la colpa è del branco e quindi sempre degli/delle altr*!
  13. Atti di violenza, prevaricazione, stupro di gruppo, sono sempre esisititi nella società patriarcale da millenni, in questa fase post-industriale diventano forme di spettacolarizzazione.
  14. Un atto deprecabile come quello di uno stupro di gruppo (come ogni altro atto di violenza patriarcale) è il risultato di tutto ciò a cui abbiamo rinunciato in questi decenni: la responsabilità, l’impegno, l’educazione, il sacrificio, la solidarietà, la salvaguardia delle comunità, ecc.
  15. Questo male viene da molto lontano, ha radici profonde, ma la mala pianta ormai raggiunge vette insopportabili. Recidere, dal basso, è necessario e opportuno, in quanto i femminicidi e la violenza di genere sono ogni nuovo giorno un’emergenza culturale da dover affrontare.

 

Laboratorio di autocoscienza sul maschile

Prime produzioni laboratorio d’ autocoscienza sul maschile

Laboratorio di autocoscienza sul maschile per costruire un’ecologia delle relazioni.
Siamo un laboratorio di autocoscienza sul maschile, siamo nat* con l’idea di realizzare aggregazione e socialità quanto più integranti e solidali possibile. Ci siamo chiesti quali fossero gli atteggiamenti che più suscitano emozioni negative in chi li subisce o anche in chi li osserva o quelle in chi li pratica, perché partiamo dalla convinzione che solo attivando metodi che garantiscono la salvaguardia e la cura emotiva, psicologica e fisica di tutto l’aggregato si può provare a crescere e diffondersi cercando di destrutturare i meccanismi, capitalistici, che producono subalternità e differenze.
Le nostre prime riflessioni, anche precedenti alla costruzione del laboratorio, hanno riconosciuto nel patriarcato un elemento centrale di legittimazione del potere e della produzione di subalternità.
Perché tali dinamiche possano essere scalfite è fondamentale porre alla base un metodo che garantisca l’orizzontalità nella trasversalità e contemporaneamente interrogarsi sempre sulle dinamiche patriarcali che alimentano il potere.
Siamo consapevoli di doverci confrontare non solo con gli atteggiamenti riconosciuti come patriarcali, ma anche con le dinamiche culturali che ci portano ad essere machisti, sessisti, omofobi, xenofobi, razzisti…e tanti altri atteggiamenti di cornice patriarcale che legittimano di fatto gli atteggiamenti conclamati come lo stupro, l’aggressione del ‘diverso’, ecc ( un esempio tra i tanti: un certo tipo di giornalismo che definisce lo stupro, una ragazzata!).
Ritenendo assolutamente metodologica l’apertura verso l’esterno  vi chiediamo di “imbucare un post-it” (anonimo), che ci sproni alla riflessione  per allargare l’orizzonte di crescita del laboratorio di autocoscienza sul maschile. Un post-it in cui si parli di atteggiamenti subiti o praticati, osservati o avvertiti e delle emozioni che esse hanno suscitato, senza trascurare quegli atteggiamenti culturali così diffusi che probabilmente siamo inconsapevoli di praticarli (ad esempio l’utilizzo di termini sessisti nel lessico quotidiano).
Se ve la sentite di darci il vostro contributo il box dei post-it lo trovate presso il Comitato Città Vecchia, oppure potete contribuire on-line  o ancora meglio partecipando al nostro laboratorio ogni mercoledì alle 18.00 al Comitato Città Vecchia.
Cliccando qui potrete consultare una tabella in continuo aggiornamento, risultata dalle nostre riflessioni e  dai vostri contributi ad oggi.
ABBATTI IL PATRIARCATO, ABBATTI IL POTERE!

Laboratorio di autocoscienza sul maschile

 

TabellaAttualeComportamentiPatriarcali

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