GREEN PASS … ALLINEAMENTO SOCIALE E SORVEGLIANZA DI MASSA

Ci sembra opportuno iniziare dicendo subito che non siamo scientisti, non siamo tantomeno negazionisti e crediamo invece che i vaccini storicamente, quando la medicina curava e non cronicizzava le malattie o non ci lucrava su, abbiano aiutato l’umanità a sopravvivere. Cominciamo con questa premessa perché non vogliamo assolutamente cadere nella polarizzazione dicotomica, spinta in questi anni dai media e dai social, per i quali essere contro il green pass significa essere automaticamente contro il vaccino. Non ci interessa parlare del vaccino anti-covid e già ne abbiamo parlato troppo in queste poche righe. Per quanto ci riguarda, vogliamo parlare del green pass.
Una costrizione che incide in maniera invadente, discriminatoria e repressiva nelle nostre vite e sulle nostre libertà.

Da agosto 2021 siamo obbligati ad esibire un documento per poter fare cose che ritenevamo scontate e banali, come andare in pizzeria, al bar, al cinema, allo stadio o in palestra, ecc. Tale obbligo sembrerebbe motivato da esigenze sanitarie tese a frenare la ‘pandemia’, ma non riusciamo affatto a vedere ciò, come uno strumento teso a salvaguardare la salute pubblica. Ci sembra piuttosto uno strumento teso a consolidare il controllo sociale e ad inasprire un apparato repressivo sempre più sfacciato al servizio di un governo sempre più autoritario e, nella loro democrazia, sempre meno legittimato, dato che sono almeno otto anni che il consiglio dei ministri non ha elezioni regolari.
Il green pass è uno strumento che nel suo immaginario nasce associato ad una applicazione per smartphone che nel pieno delle sue funzionalità è capace di tracciarci, osservando dove, quando e con chi siamo in ogni momento. Nulla di diverso da tutte le informazioni che le nostre attività su cellulare forniscono a banche dati di ogni risma, ma in questo caso non solo i dati sono quelli sanitari che dovrebbero essere e restare privati, ma forniamo noi stessi consenso esplicito al tracciamento costante. L’informazione televisiva e giornalistica ha un ruolo fondamentale, quello di allineare, tramite terrorismo mediatico, il pensiero delle masse al pensiero della classe dominante, una tendenza da sempre esistita e quasi fisiologica. Il green pass quindi sembra più uno strumento di controllo sociale che di prevenzione alla diffusione del virus, perché ci sarebbe sembrato molto più sensato, ad esempio, in questo caso disporre tamponi gratuiti in ogni angolo delle città per garantire di determinare nel più breve tempo possibile la presenza del covid ed evitare che si sviluppino focolai.

Il green pass ci sembra classista perché aiuta i padroni a licenziare e ad annichilire eventuali forme di dissenso verso il ‘potere costituito’ in fabbrica come in strada, costringendo i lavoratori a obblighi e scelte condizionate pur di mantenere il lavoro. Ad esempio ‘obbligo vaccinale per determinati ambiti lavorativi (vedi quello sanitario)’,obbligo di green pass per i lavoratori pubblici e privati, i costi elevati dei tamponi, discriminazioni ed emarginazione dei lavoratori che decidono di non vaccinarsi e di non accettare il green pass, lavoro agile solo per chi ha vaccino o green pass (quest’ultima è solo una proposta non passata, per ora). Questi sono solo alcuni esempi del livello di costrizione che il governo attua, con la scusa di raggiungere il maggior numero di vaccinati, per educarci all’obbedienza e a sottostare ed accettare regole sempre più stringenti finalizzate al controllo sociale.
In Austria è in atto un ennesimo lockdown, che proseguirà, a un certo punto, solo per i non vaccinati, a febbraio sarà imposto l’obbligo vaccinale. In Indonesia, Turkmenistan e Micronesia l’obbligo vaccinale è già legge. In Australia, grazie al consenso esplicito dei cittadini, i sistemi di tracciamento che elaborano i dati biometrici erano già impiegati per supervisionare la quarantena ‘pandemica’ e anche qui è stato imposto l’obbligo vaccinale a larghe fasce di lavoratori.
In Italia la possibilità di un lockdown per i non vaccinati ha preso piede nella discussione politica e trova molto consenso in difesa di quella maggioranza che si è fidata del mondo sanitario e del governo e che non intende pagarne le limitazioni. In nome di un ‘Super Green Pass’ presto il Governo porterà la validità del certificato verde dai 12 ai 9 mesi e da 6 a 5 mesi la validità del richiamo. Obbligherà al vaccino i lavoratori delle scuole, dove il 90% è già vaccinato!
Intende ridurre la durata della validità dei tamponi e dello stesso certificato verde, limitare la validità del certificato ottenuto con i tamponi solo per l’accesso al lavoro o ai servizi essenziali, esclusi i luoghi di ritrovo, aggregazione e socialità. Restrizioni che il Governo adotterebbe in caso di cambio dei colori delle regioni.
È chiaro che, un documento che ti permette di avere accesso ai vari aspetti della vita sociale, fondamentale anche solo per espletare il normale ‘diritto al lavoro’, contribuisce in maniera notevole all’allineamento e all’appiattimento del senso critico. Un ‘Diritto al lavoro’ che, in alcune città più chiaramente che in altre, è sempre stato utilizzato come grimaldello per assicurare alle grandi imprese di distruggere e saccheggiare interi territori anche della speranza di un futuro. ‘Diritto al lavoro’ ritenuto inalienabile quando si trattava di andare in
deroga su qualunque DPCM per garantire la continuità produttiva di alcuni stabilimenti, ma che veniva completamente dimenticato quando nello stesso tempo si decideva arbitrariamente di affossare del tutto alcuni settori  dell’economia legati alla classe media e bassa.
E per rimanere in ambito locale ci piacerebbe tanto sapere quanti dei soldi destinati all’emergenza siano arrivati alla ricerca per esempio dei legami tra diffusione del virus e inquinamento, e ci piacerebbe anche capire quali e quanti soldi siano stati stanziatati per la ricerca sui legami tra la diffusione del contagio e il salto di specie a causa degli allevamenti intensivi, dello sfruttamento selvaggio di qualunque risorsa naturale, del disboscamento e dell’estrattivismo incontrollato e della devastazione ambientale.
In quest’ottica drammaticamente repressiva trovano spazio politico stravaganti idee che riecheggiano a leggi speciali contro i ‘no green pass’; propagandando le leggi speciali profuse negli anni di piombo, addirittura!. Ma il fatto che dimostra, che il green pass è solo uno strumento repressivo, è che sono impedite le manifestazioni nelle piazze e nelle vie principali delle città, nei centri storici, nelle strade dello shopping e vicino gli obiettivi sensibili, sia a chi ha il green pass sia a chi non lo ha. Secondo la narrazione ufficiale sarebbero gli assembramenti a diventare possibili focolai di contagio ma, mantenendo tutti i dispositivi per il contenimento (mascherina, distanziamento, ecc), tutte le manifestazioni sono spostate nelle periferie o nelle zone marginali delle città, forse qui il virus non si diffonderebbe? O piuttosto si vuole depotenziare  qualunque dissenso possa essere provocato dall’incredibile carovita a cui il sistema Europa sta per sottoporsi? Mentre, chi propone il green pass, ci dice che nel PNRR troveremo la possibilità di far fronte alla crisi, la crisi già travolge le famiglie con redditi medio bassi con stangate di aumento del 30% sulle utenze e sulle materie prime che si ripercuotono su tutta la catena dei  consumi, in maniera diretta o indiretta. In questa fase il ‘governo del green pass’, che allinea i suoi sudditi e richiede cieca obbedienza, con la scusa dei ‘no green pass’, allontana, per salvaguardare i privilegi di chi Draghi e company rappresentano, le possibili proteste sociali di chi non vuole pagare la crisi.
Vogliamo ricordare che i grandi eventi tragici che in questi ultimi decenni  hanno sconvolto l’umanità, oltre ad essere frutto delle politiche scellerate neoliberali e imperialiste e delle tensioni lobbistiche mondiali, sono anche strutturali all’imposizione di controllo e repressione a scapito di alcune libertà, libertà alle quali rinunciamo ogni volta con complice consenso, in nome di un ‘bene collettivo’ o di ‘un senso di responsabilità’, che va a chiudere il quadro di assoggettamento e allineamento dell’individuo e delle collettività. In un contesto politicamente, così preoccupante, non ci meraviglierebbe scoprire che, seppure la ‘pandemia’ passerà, il green pass, nella sua logica di ‘tutore’ della collettività (per noi assolutamente folle e patriarcale), possa perdurare, trasformandosi e legittimandosi. Magari un domani per rilasciarcelo non ci chiederanno un vaccino o un tampone, ma la fedina penale.
Nel 2015 iniziano in Cina le sperimentazioni del Sistema di Credito Sociale, in sintesi una tessera sulla quale, tramite un sistema di punteggi, è classificata la reputazione del cittadino, con la quale gli è permesso di accedere o meno ai vari servizi e beni pubblici e privati. Un reale strumento di sorveglianza di massa!
E se la Cina rappresenta una forte minaccia per i mercati mondiali, la logica capitalista delle altre potenze economiche porta a inseguirla verso l’annullamento dei diritti sindacali in ambito lavorativo, allo sfruttamento e devastazione dei territori, agli esodi di massa, alla restrizione di ogni forma di libertà individuale e collettiva.

Se il Capitalismo è il virus!?! … e lo è! Noi dobbiamo esserne gli anticorpi!

COMITATO CITTÀ VECCHIA